Quando ho visto per la prima volta Cujo (1983) di Lewis Teague devo aver avuto dieci, dodici anni. Mi fece tanta paura, sebbene la possibilità di trovarmi di fronte a quel cane la consideravo comunque una cosa remota, perché dove sono nato io, nel sud italia, era una specie molto rara.
Eppure ero rimasto impressionato da tutta quella violenza: la claustrofobia dell’auto, le urla, la bava, e quell’abbaiare così vicino ai volti dei protagonisti, tutte cose che solo più tardi avrei riconosciuto come un buon lavoro di regia, per un film discretamente riuscito rispetto a quelli tratti da un racconto o romanzo di Stephen King.
Certo, non avrei mai potuto immaginare all’epoca che alcune di quelle scene fossero state girate da un body double, un uomo cioè che indossava le sembianze del cane assassino.