L’attacco della Germania nazista fino al cuore del paese fa perdere teatri e sale cinematografiche, set e produzioni, ma contribuisce anche a scoprire e rafforzare l’anima nazionalista del popolo sovietico. Il periodo della guerra, come negli altri paesi coinvolti nel conflitto del resto, vede concentrarsi la maggior parte della sua energia cinetica, se non tutta, esclusivamente sull’elaborazione di questa rappresentazione dello stato nazionale, del concetto di nazionalismo, tanto da arrivare a recuperare anche alcuni eroi del periodo zarista. La traiettoria del cinema sperimentale passa definitivamente sul ramo discendente della parabola. Il secondo conflitto mondiale termina però con la disfatta della Germania nazista e l’ingresso il 5 maggio 1945 delle truppe sovietiche dell’Armata Rossa a Berlino.
La vittoria sulla Germania al termine del secondo conflitto mondiale permette una grossa confisca di pellicole tedesche AGFA a tre colori che dà la possibilità a molti registi sovietici di poter realizzare i loro primi lavori a colori [1]. Procede comunque, come nel dicennio precedente, una produzione cinematografica al servizio di stato e soprattutto improntata sul realismo socialista.
È ancora una volta solo il regista e teorico del cinema Sergej M. Ejzenštejn colui che più
di tutti riesce ad interpretare questa necessità storica ed a dar vita al corpo politico popolare, senza cedere al manierismo di stato: Ivan il terribile (1944) ma soprattutto La congiura dei boiardi (1948) sono le opere che in un primo momento mettono d’accordo il suo lavoro anche con il pensiero totalitario di Stalin, ma ne segnano anche la sua condanna all’isolamento poiché proprio la seconda pellicola in particolare è in seguito riletta dal dittatore come un attacco personale e quindi censurata e messa da parte ben oltre la sua morte, fino cioè al 1953.
Il poliedrico Aleksandr Ptushko realizza invece la sua migliore opera fantasy con Kamenny Tsvetok (1946) mentre continuano natutalmente anche le produzioni volte a cantare la rivoluzione, tra le quali anche Michurin (1948) di Aleksandr Dovzenko. Tutta la produzione del decennio continua a rimanere comunque soggetta al controllo autoritario, quasi persoale, del potere di Iosif Vissarionovič Džugašvili, conosciuto come Iosif Stalin.
[1] Alan Upchurch. Articolo sulla rivista Video Watchdog n°8 1991 pg.31
[…] Durante la Seconda Guerra Mondiale, in particolare durante l’invasione subita da parte del Giappone, la produzione cinematografia cinese era stata letteralmente occupata dall’invasore nipponico, studios compresi. Intorno al 1945, alla fine del secondo conflitto mondiale, nasce il primo teatro di posa partigiano, tirato su con strumenti di fortuna, che riesce a documentare la maggior parte dell’avanzata di Mao Tse-Kung, padre della Rivoluzione Cinese. […]
"Mi piace""Mi piace"