Le storie che hanno pugili come protagonisti hanno sempre un proprio fascino, e tutto sta nel riconoscerlo. Non è facile, ma perfino Sylverster Stallone ci è riuscito (ma solo nel primo episodio della lunga saga di Rocky Balboa), ma qui siamo da tutt’altra parte, ed è tutto merito di Ivan Ostrochovský e del suo passato da regista di documentari, con questo film alla prima esperienza di fiction.
Koza (2015) è la storia di un ex pugile slovacco di origini rom che partecipò alle Olimpiadi del 1996, ma che ora è costretto a fare incontri di davvero basso livello per guadagnare qualche euro e convincere la compagna Misa a mantenere il figlio di cui è incinta.
Un film minimale, fatto di pochi tagli, con una direzione degli attori superlativa (nessuno è un vero professionista) a partire dal protagonista Peter Baláz (la sua è una storia vera) fino al tour manager Zvonko e all’assurdo personal trainer russo (un vero ex pugile del blocco sovietico). Una regia racconta la tragedia in modo grottesco e romantico, anche aiutato dal fatto di essere nato nella stessa città del pugile slovacco.
Un film amaro fatto con saggezza, che mette veramente sul ring Koza (il soprannome di Peter Baláz che vuol dire capra) a fare quello che forse sa fare meglio, o peggio, e abbattendo, nonostante la scrittura, quel filtro che la fiction vuole e che invece il linguaggio del documentario evita, e che nella sua distanza trova un’intimità rara nelle proiezioni del Forum Internazionale alla 65° edizione della Berlinale.
buona visione.
[…] nella sezione Forum Internazionale, durante la 65° edizione del Festival Internazionale di Berlino, Violencia (2015) di Jorge […]
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[…] ai giorni nostri perché solo grazie alla breve sezione B – Scheme, all’interno del Forum Internazionale della 65° Berlinale, sì è potuto vedere per la terza volta in assoluto il film Joe Bullet (1973) […]
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