
L’angelo azzurro (1930)
E’ un forte modello durante questi anni il teatro di Bertolt Brecth capace di influenzare anche la scrittura cinematografica, in un panorama tutto sommato ambiguo a causa dei venti politici, durante il quale periodo si distinguono poche opere come L’angelo azzurro (1930) di Josef von Sternberg con Marlene Dietrich e M. Il mostro di Dusseldorf (1931) di Fritz Lang, il primo perché ha il coraggio di portare sul grande schermo la putrefazione del decoro borghese mentre il secondo perché sottilmente (e con anticipo) antinazista.
Autore di difficile posizione politica è un altro austriaco, il viennese Georg Wilhelm Pabst, che proprio in Germania dirige il primo film pacifista della storia del cinema, Westfront (1930), anche se poi, com’è accaduto anche a diversi registi italiani durante l’ascesa del partito di Benito Mussolini, anche lui passa al servizio del regime. Nel film Ragazze in uniforme (1931) di Leontine Sagan si accenna per la prima volta ad una relazione lesbica, in un collegio femminile.

foglio di votazione per l’anschluss
L’Anschluss infine, l’annessione cioè dell’Austria all’Impero tedesco, è sostanzialmente il primo atto pratico del progetto pangermanico di Adolf Hitler, che contribuisce ad uccidere anche le piccole aspirazioni dell’industria cinematografica austriaca, che stava dando vita ad una vera e propria scuola viennese, meglio rappresentata nel film Amanti folli (1932) di Max Ophüls.
L’anno 1933 è il cosiddetto anno della diaspora [1], anno in cui il ministro della propaganda Joseph Goebbels enuncia il catechismo del cinema nazista e la maggior parte dei registi ed autori tedeschi in tutta risposta decide di emigrare per città come Parigi, Londra e soprattutto Hollywood.
Nel 1934 il ballerino e giornalista Billy Wilder, sceneggiatore a Berlino per l’UFA, è costretto a fuggire in Francia in piena ascesa di Hitler, supportato dai primi esempi di cinema di propaganda come il documentario Il trionfo della volontà (1934) di Leni Riefenstahl, seguito da Olympia (1938) entrambi girati su commissione del Reich, purtroppo anche tra i migliori esempi di genere documentario mai girati in assoluto durante questo decennio.
[1] G. Fofi. I grandi registi della storia del cinema. Donzelli Editore. pg. 32
[…] infine con il film Harakiri (1919) che il regista di origini austriache Fritz Lang, si fa apprezzare al pubblico […]
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