
La via è nostra (1936)
La grande crisi economica del ’29 ha impatto devastante anche sull’intero impianto cinematografico, provocando il crollo delle maggiori case di produzione, Gaumont e Pathé, mentre si conferma principalmente una principale tendenza cinematografica, quella del realismo poetico, sostanzialmente rappresentata dai registi Jacques Feyder, Jean Renoir, Marcel Carnè e Julien Duvivier. Fin dal muto il cinema transalpino si rifaceva difatti alla tradizione realista (senza però perdere d’occhio l’espressionismo tedesco), i cui riferimenti letterari erano stati il naturalismo ed il populismo, elementi che sono riportati tali e quali nel cinema sonorizzato.

L’age d’or (1930)
Il realismo poetico francese da un lato rappresenta le angosce del paese ma dall’altro non rinuncia comunque a far sognare il popolo senza mostrarsi a volte anche pungente. La prima pellicola che tenta di minare quest’atteggiamento cercando una rottura con la tradizione linguistica cinematografica è L’age d’or (1930) dello spagnolo Luis Bunuel, film che come pochi riesce a riscuotere un impatto così violento e dissacrante nel panorama mondiale.

Jean Vigo
Il 14 giugno 1930 il giovane regista Jean Vigo presenta nel teatro Vieux-Colombier il suo primo film A propos de Nice, un documentario, davanti al Groupement des spectateurs d’avantgarde, pellicola che riscuote notevole successo soprattutto nel genere, difeso in Francia come uno dei punti di vista del cinema, quello del realismo, che nel periodo tra le due guerre non viene mai separato anche dal cinema impegnato.
È bene ricordare in questo periodo anche A me la libertà (1931) di René Clair (ancora distante dai climi del Fronte Popolare) poiché ispirerà Tempi moderni (1936) di C. Chaplin, fatto che causerà anche una controversia giudiziaria.

Georges Simenon
Dalle pagine dello scrittore Georges Simenon invece approda per la prima volta sul grande schermo il personaggio dell’ispettore Maigret nel film Il cane giallo (1932) di Jean Tarride. Sarà questa una delle figure letterarie e cinematografiche più riconosciute della Francia. Il Don Chisciotte (1932) di Georg Wilhelm Pabst è la prima trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo scritto da Manuel De Cervantes. Sempre nel 1932 si costituisce il Gruppo Ottobre, fondato nel 1932, di chiara influenza comunista: il gruppo è fondato da da Jean-Paul Dreyfus e animato dai fratelli Prévert e da altri intellettuali, poeti, musicisti, pittori, tra i quali anche il regista Jean Renoir. All’inizio del decennio la casa di produzione americana Paramount riesce a costruire alcuni studios anche in questo paese, garantendosi una sorta di succursale hollywoodiana in Europa.

L’Atalante (1934)
Intanto Jean Vigo (morto non ancora trentenne) in questo decennio realizza altre due

Une nuit sur le Mont Chauve (1933)
memorabili opere anarchiche e surreali, capaci di diventare pietre miliari del cinema: Zero in condotta (1932) e L’Atalante (1934), entrambe con più di un problema con la censura. L’ultimo atto politico di questo giovane regista sarà apporre la sua firma, unico uomo di cinema, al manifesto degli intellettuali per la vigilanza antifascista [1]
Teorici e addetti al mestiere spesso seguiranno la strada del realismo soprattutto in questo decennio, spesso ligi al marxismo [2]. Una delle migliori realizzazioni dell’avanguardia cinematografica francese è Une nuit sur le Mont Chauve (1933) di Alexandre Alexeieff.
Tornando al realismo poetico, esso si fa coincidere spesso con l’ascesa del Fronte Popolare, ma a differenza del cinema sovietico, caratterizzato dal realismo socialista, quello francese prende spunto da barboni, delinquenti e prostitute, dimenticando la dimensione del proletariato, e restando perciò un’utopia cinematografica e culturale.

Jean Gabin
L’attore che meglio di tutti incarna la figura dell’antieroe in questo senso è Jean Gabin, mentre i principali registi capaci di sferzare più alte critiche al contesto storico e cinematografico sono Jean Renoir (iscritto al Partito Comunista e di formazione documentaristica) e lo sceneggiatore Jacques Prévert. Esempi di realismo poetico sono anche Il delitto del signor Lange (1935), La grande illusione (1937) e L’angelo del male (1938) tutti e tre diretti da Jean Renoir che partecipò anche alla realizzazione de La via è nostra (1936) in regia collettiva con altri autori quali anche lo stesso Jacques Prévert, per un progetto fatto ad hoc per il Partito Comunista Francese. Il film La Garçonne (1936) di Jean De Limur è il primo film di questo paese ad accennare, seppur velatamente, al tema lesbico.

Il porto delle nebbie (1938)
Il porto delle nebbie (1938) e Alba tragica (1939) di Marcel Carnè sono due pellicole invece di natura realistica che sentono la forte contaminazione di un altro genere molto sfruttato in questo periodo, il polar. È proprio questo filone ad arricchire il più ampio genere del noir francese, assai diverso da quello americano poiché quello francese si sofferma di più sulle tragedie umane di uomini spesso più comuni che a quelle in cui sono coinvolti veri e propri gangster.
Considerato un antesignano del cinema di genere women in prison (W.I.P.) in questo paese, è la pellicola Prisons de femmes (1938) di Roger Richebè. Le dernier tournant (1939) di Pierre Chenal è invece il primo adattamento cinematografico del romanzo Il postino suona sempre due volte di James Cain.
[1] Goffredo Fofi. Il cinema del no. Elèuthera. pg. 44
[2] Henri Agel. Estetica del cinema. Casa Editrice D’Anna.
[…] 1942 esce nelle sale la pellicola L’amore e il Diavolo diretta da Marcel Carné, sceneggiata da Jacques Prévert e con il futuro regista italiano Michelangelo Antonioni come aiuto regia. A raccontare la […]
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