Living Cinema

L’immagine democratica: dalla guerra al porno, le influenze del web su De Palma e Spasojević.

In DropOut on 22 agosto 2011 at 09:25

Lo spunto di partenza è Serbian film (2009) di  Srđan Spasojević, che potrebbe limitarsi ad essere la storia di un ex attore porno che accetta un’offerta economica per girare un hard concettuale e si ritrova in un incubo “core”, ma poiché questa discesa agli inferi è costruita da Spasojević con una progressione che non si pone limiti, lo spunto di partenza di questa riflessione deve a sua volta essere introdotta da una domanda. Cosa siamo abituati a vedere? Con l’accesso tramite internet a qualsiasi tipo di immagine/visione, a cosa si sta abituando l’occhio? Cosa riprende la gente e riversa nella rete, 24 ore al giorno, in ogni angolo del mondo?

È innegabile infatti che l’avvento del digitale ha prodotto un surplus di immagini che, prive di una loro storia e cultura linguistica, altro non hanno fatto che massimizzare gli impulsi più selvaggi della maggior parte degli utenti. Il fenomeno del digitale su internet ha scoperto così l’ennesimo vaso di pandora dove incidenti stradali o face fucking sono all’ordine del giorno nei desideri di visione della maggior parte degli click effettuati su internet.

Serbian film non può non considerarsi un lavoro notevole per come può a modo suo rappresentare indirettamente quel che la rete è in questo momento, ed il fenomeno del video. Tutto quello che accade a Miloš (il protagonista) altro non è infatti che un insieme di frammenti, violente clip pornografiche, che dall’Est Europa e Nord America hanno invaso la rete con la loro brutalità, maschilismo e abuso sui deboli. Miloš infatti, per rispettare un faustiano contratto con il regista/filosofo Vukmir, è obbligato ad abusare di qualsiasi essere umano gli venga offerto, fino a distruggere anche il proprio nucleo famigliare. È la follia di un regista che vuole riprendere l’inguardabile, perché il mercato esige di vederlo.

Facendo un breve passo indietro in qualche modo già Brian De Palma con il suo Redacted (2007) aveva sviluppato questo tema, con un film che attraverso la rete ed i video pubblicati su questa, ricostruiva uno stupro effettuato da alcuni militari americani nella guerra in Iraq. De Palma aveva fatto l’azzardata e riuscita scelta di utilizzare i linguaggi propri della rete (portali internet, finestre di messaggi, camere a circuito chiuso) rinunciando ad un vero linguaggio proprio del cinema, lasciandosi anzi influenzare da quello che la rete offriva anche come scelta del fotogramma.

Non è un caso che entrambi i film abbiano a che fare con la guerra: i cameraman che devono girare il film porno sono vestiti da militari, così come lo sono (armati di videocamera) coloro che nel film di De Palma compiono lo stupro. In entrambi l’obiettivo delle videocamere (sempre digitali) è un’arma puntata su un mondo di vittime. Entrambi i protagonisti, l’ex attore porno e il militare con la passione per il cinema, sono sempre vittime di questa ossessione per la macchina da presa, sono vittime di una immagine che nessuno ha mai visto, sono vittime di un racconto che possa essere il più vero possibile, vittime di un vuoto narrativo da perderci la testa nel film di De palma, da perderci la dignità nel film di Spasojević.

Redacted è un vero e proprio film sulla guerra mentre Serbian Film è anche una violenta metafora di quello che è accaduto nei Balcani nella loro più recente storia sanguinosa. È come se guerra e sesso si incontrassero nel gesto orribile dello stupro.  Perché il film di Spasojević non è solo un film che mette insieme tutte le violenze che stanno dietro quel che oggi circola in rete (assuefazione da violenza, prostituzione, guerra), ma anche una riflessione su un passato storico nazionale sul quale c’è poca discussione, un’idea brutale di nazione che è stata anche un aberrante spettacolo condannato dal Tribunale per i Crimini di Guerra. Non è quindi nemmeno un film sugli snuff movies (come lo era stato Omicidio in diretta (1998) ancora De Palma), perché altrimenti non si spiegherebbe la presenza dei militari o del magnate occulto, personaggi così esaltati di fronte alla crudeltà della violenza da volerle immortalare.

Entrambi i film, sebbene mostrino diversi punti di congiunzione (soprattutto la critica al proprio paese), hanno comunque un loro carattere originale: Redacted come si è detto è interamente costruito con immagini digitali raccolte nel quotidiano, ed è molto riuscito nella sua ricerca linguistica, nonché nella sua forte denuncia agli orrori della guerra, mentre l’originalità di Serbian film non sta tanto nell’elaborazione di visioni estreme, ma nella capacità del regista comunque di alternare due linguaggi e due testi (quotidiano/straordinario) con uno spirito hitchcokiano innegabile: Miloš si ritrova coinvolto in un progetto più grosso di lui come accade alla maggior parte dei protagonisti dei film diretti da Hitchcock, ma anche alle prese con un teorico della violenza come il folle regista Vukmir (le discussioni tra loro due non sembrano aggiornamenti di quelle tra Brandon e Phillip in Nodo alla gola (1948)?).

Da un punto di vista stilistico il film di Spasojević oscilla tra il più giovane Michael Haneke e un meno ridondante Takeshii Miike (nonostante alcune scene splatter davvero forti). Di entrambi mostra la volontà a di far male allo spettatore, sia con il testo che con l’immagine, ed in questo soprattutto Serbian Film è un film così disgustoso, ma così ben preparato, che soddisfa una sua funzione catartica, tanto che una scena, una sola, può perseguitarti per parecchio tempo, come il pianto del militare McCoy alla fine di Redacted.

Due fenomeni peculiari del nostro tempo, guerra e pornografia, ogni giorno, davanti ai nostri occhi, rielaborati entrambi nello stupro. Ecco allora che la risposta ce l’hanno data loro, De Palma e Sapsojević: siamo ormai abituati a vedere molto di tutto questo.

Buona visione.

  1. […] e ti ritrovi in un incubo che nemmeno La casa nera (1991) di Wes Craven, che nemmeno A serbian film (2010) di Srdjan Spasojevic, nemmeno lui, davvero, forse nemmeno le atrocità di Guantanamo (chissà perché, all’inizio, […]

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  2. […] resto d’Europa aveva cercato di dimenticare, ferita a morte dopo il secondo conflitto mondiale. Di A serbian film ne abbiamo discusso in un precedente articolo, mettendo in luce anche il rapporto con la pornografia su internet, paragonandola anche alle […]

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